Il regalo

di Alessandro Clemente “Serena Gandhi”

S. è appostato su una collinetta ben protetta e non è visibile dal basso. Domina la piccola valle di sotto e la scandaglia col mirino del suo fucile. Non è una giornata che partorisce buoni presagi ed infatti uno sparuto manipolo di nemici compare, ignaro della minaccia incombente. Non si potrebbe davvero definire S. una minaccia guardandolo, ma la postazione e la sua arma riabilitano il suo aspetto ordinario e dimesso. Non resta che mirare e sparare, cercando la precisione e l’efficacia. Ma chi uccidere per primo? Non che sia fondamentale, visto che creperanno tutti in pochi minuti, ma è comunque una scelta, una decisione, ed ha comunque un peso sulla coscienza del soldato. S. li passa in rassegna guardando le loro facce avvicinate nel mirino. Forse quel sottufficiale dall’aria tracotante e sicuramente ebbro di guerra. Ma la prima uccisione è quasi un regalo perché è inaspettata e non lascia il tempo di spaventarsi abbastanza. Gli altri avranno modo di accorgersi del pericolo e del destino, e i più scaltri riusciranno perfino a rimettere i loro innumerevoli e pesanti peccati. È qualcosa da meditare prima di eseguire questo tipo di scelta. Per cui S. decide per colui che gli sembrerà più innocente. Dopo aver osservato più volte le facce e i movimenti di ognuno, decide per un soldato semplice con la divisa troppo inadatta al suo viso spaurito. È proprio vero che certi capitano per caso in una guerra. S. si apposta meccanicamente come migliaia di volte ha già fatto, trattiene il respiro per restare fermo e recapita quello che ritiene essere l’unico regalo possibile nelle sue attuali condizioni.

[Le chiacchiere stanno a uno]

Informazioni su il Many

(marco manicardi)
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