Brucia la biglia

di Simone Rossi “simonerossi”

Che alberi sono questi che fanno le biglie di resina?
Cipressi americani.
Americani?
Americani.
E che differenza c’è con i cipressi normali?
Credo poche. Fanno tutti le biglie di resina.

Quando brucia la legna verde il fumo è bianco: è il vapore che se ne va. Acqua che scappa dal fuoco, potremmo cantarci canzoni su canzoni e invece è solo acqua che scappa dal fuoco, scappa in cielo ed è già nuvola, e presto diventerà pioggia e scenderà a spegnere altri fuochi e innaffiare altri cipressi americani o italiani o fascisti o partigiani, tutti morti, legna verde carbonizzata, morti giovani stupidi nel fiore degli anni sotto il fuoco amico, o nemico, potremmo cantarci canzoni su canzoni, e invece senti che buon profumo di biglie bruciate.
Non ho nemmeno trent’anni. Nel 1943 i miei due nonni maschi non si conoscevano ancora: i miei genitori sarebbero nati 15 anni dopo e le due famiglie vivevano ignare e parallele come si vivono quasi tutte le vite. Il nonno Attilio stendeva cemento in Svizzera e il nonno Tonino s’imboscava in una fossa scavata in un campo di pesche: i miei nonni non hanno fatto la guerra e mio padre non ha fatto il militare (riformato) e io non ho fatto il militare (figurarsi se faccio il militare). La mia resistenza è questa casa di campagna negli anni degli insediamenti insensati, i miei fascisti stanno otto ore in ufficio con la riga da una parte e i miei partigiani bruciano insieme a me le biglie di resina dei cipressi: italiani o americani è quasi uguale, basta che ci liberiamo alla svelta di questa marmaglia di camicie nere, o di colletti bianchi, potremmo cantarci canzoni su canzoni e invece è solo la nostra resistenza quotidiana, noi che non abbiamo fatto né la Grande Guerra né la Seconda Guerra, niente, nemmeno le sassaiole in via Zamboni, nemmeno il G8, nemmeno una fucilata a Berlusconi (la cosa più simile a una resistenza armata è stato uno squilibrato che gli ha tirato una statuina in faccia, e il giorno dopo tutti a prenderlo per il culo. Lo squilibrato, non Berlusconi. Avrebbe potuto essere il casus belli, la goccia che fa traboccare il vaso, ma poi l’acqua è uscita e ha spento subito il fuoco, si vede che la legna verde ha troppa paura delle scottature. Non è successo niente: ci siamo tenuti le nostre biglie di resina e abbiamo continuato a giocarci lontano dal fuoco. Poi le biglie di resina diventano le palline del mouse, ma nemmeno internet ci riavvicina al fuoco. Forse siamo solo sfocati).
Siamo sfocati e siamo ancora qui, e lui è ancora lì, viva la Resistenza viva internet viva il nonno Attilio che lavora lontano e il nonno Tonino nascosto tra le pesche, perché la guerra fa schifo e non bisogna farla mai, mai, mai, e va bene che l’unico fascista buono è il fascista morto, ci siamo ridotti a cantare che la morte è una cosa buona, cantiamo, cantiamo e intanto i fascisti non bruciano mai.

Per lavare via la resina dalle mani ci vuole prima l’olio d’oliva e poi il sapone di Marsiglia: l’olio toglie l’appiccicaticcio, il sapone toglie l’unto, l’acqua toglie il sapone, il fuoco toglie l’acqua dalla legna verde e toglie pure la resina dalle biglie, le biglie bruciano e noi non abbiamo più palline con cui giocare e nemmeno pallini da sparargli nel culo, a questi porci. Bruciassero loro che sono vecchi e marroni: i fascisti non hanno acqua da far salire al cielo, il loro fumo è nero e sembra proprio benzina, ma la benzina nel motore della nostra rivoluzione non ce l’ha ancora messa nessuno. Forse siamo solo macchine a metano, o macchine a vapore, forse vogliamo solo giocare con le biglie, potremmo cantarci canzoni su canzoni, ma a fare troppo i cantautori poi finisce che si spegne il fuoco.

[il punto non c’è.]

Informazioni su il Many

(marco manicardi)
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