Non son mica tutti uguali, i tedeschi

Ieri, al Museo Guatelli, la guida ci spiegava che da loro la Liberazione non è mica stata il 25 Aprile, ma il 29 o il 30, han festeggiato che era già Maggio. La colpa era di quello che poi è diventato il sacco di Fornovo Taro, un paesino di diecimila abitanti dove si sono radunati ventimila tedeschi armati fino ai denti, decisi ad aprirsi a forza la strada verso la Germania.
I partigiani e le truppe alleate dei brasiliani han subito circondato Fornovo Taro coi fucili puntati, e si stava così, fermi, a sudare e ad aspettare la mattanza. Per quattro o cinque giorni nessuno sparava un colpo ma eran tutti lì col dito sul grilletto.
Poi un prete, non ricordo il nome, ma un prete che è stato decorato con una valanga di medaglie al valore, ha preso una bandiera bianca, è andato dai tedeschi e gli ha detto che se volevano evitare una carneficina era meglio che si arrendessero, tanto il Po non l’avrebbero mai passato e tanto valeva lasciar perdere così non si faceva male nessuno.
Ci diceva la guida del Museo Guatelli che i vecchi del paese si ricordano ancora quando han fatto sfilare i tedeschi verso Collecchio, dove c’era il campo di concentramento. Erano tutti in fila e sfilavano, i tedeschi, uno dietro l’altro, fieri e impettiti. Erano tutti in fila disarmati, i crucchi, e cantavano. Facevano ancora una gran paura, ci ha detto.

Poi siamo entrati nella stanza degli orologi e c’era una porticina piccola. La vedete questa porticina? ci ha detto la guida. In questa casa la Wehrmacht aveva impiantato l’officina di riparazione. In casa c’erano tre giovani in età da soldato: uno era appena tornato dalla Russia e ne aveva avuto abbastanza, un altro, che poi era Ettore, aveva la tubercolosi alle ossa e non poteva fare il militare, l’ultimo era qua e nessuno si ricorda il perché.
Però erano tempi difficili e potevano anche fregarsene della malattia o della Russia, i nazisti, e rispedire i tre giovani in prima linea senza pensarci tanto.
Quando arrivavano le ispezioni delle SS, allora, ci ha detto la guida, i soldati della Wehrmacht prendevano Ettore e i suoi fratelli e li nascondevano dentro questa porticina. Poi ci tiravano davanti un armadio e così li salvavano dalla guerra. La Wehrmacht, capite? Non son mica tutti uguali, i tedeschi.

Informazioni su il Many

(marco manicardi)
Questa voce è stata pubblicata in 2. Inediti. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento